L’amicizia tra arte e vendite
L’abilità del “non andare oltre”
In un mondo come il nostro, ricco di stimoli costanti e invasivi nell’era digitale, preferiamo dedicarci ad attività rapide e stimolanti piuttosto che fermarci di fronte a qualcosa, osservare e formare un nuovo pensiero, senza giudizi.
Che senso ha continuare ad andare per musei, quando abbiamo la possibilità di “scorrere” tutte le opere d’arte che vogliamo sui siti delle fondazioni, direttamente sul divano di casa gratuitamente? (alcuni addirittura propongono di vederne riproduzioni in 3D!).
Ad oggi, pochi sono i giovani che hanno l’interesse per il mondo dell’arte: vi ricordate quanta fatica facevamo a studiarla a scuola? Per alcuni di noi era noiosa tanto quanto leggere un libro e soprattutto “non mi servirà mai” era la classica frase che concludeva le lezioni.
Eppure tutto ciò che acquistiamo e apprezziamo, ad oggi, è frutto dell’emozione e dell’aspettativa che abbiamo su quei prodotti che vediamo in tv, sui social, nelle piattaforme streaming, sui siti web, per strada. Ma come fanno a piacerci così tanto da non farne a meno? Perché le sensazioni che ci generano le pubblicità sono per la maggior parte dei casi molto piacevoli: ci fanno sentire euforici, imbattibili, identificati.
Emozione o strategia?
I brand sfruttano queste sensazioni che per secoli si sono ritrovate in diverse forme artistiche. Gli artisti di qualunque genere, infatti, trovano il loro posto nel mondo comunicando con il pubblico il loro modo di interpretare la realtà.
Alla base del marketing ci sono:
- la creatività
- lo storytelling
- la condivisione
Non a caso sono parti fondamentali anche dell’arte. Possiamo dire quindi che il marketing è il modo più immediato per fare arte oggi e si fonde con la nostra quotidianità, con l’obiettivo di farci avvicinare alle vision che le aziende portano avanti.
Oggi la necessità di coloro che lavorano nel marketing è quella di mostrare l’ambivalenza di questi mondi apparentemente lontani e diventano loro stessi artisti che mettono in gioco le loro capacità, le loro mentalità e le loro esperienze di vita, per abbracciare le esigenze del pubblico che vuole sentire sempre di più nel minor tempo possibile.
I Graphic Designer sono i nuovi artisti
Pensate che il primo esperto di marketing della storia italiana è stato Gabriele D’Annunzio, che alla fine dell’Ottocento scriveva slogan e faceva da testimonial per imprese industriali e commerciali di qualunque tipo sotto grandi compensi economici.
Poco dopo anche i grafici, o “Commercial Artists”, hanno assunto grande fama: un esempio ne è Depero che nel 1931 ha creato il famosissimo “Manifesto Unico Futurista” che esalta la modernità dei prodotti italiani sul mercato del tempo.
Dopo le Guerre Mondiali, il miglioramento delle condizioni di vita ed economiche nel panorama Europeo portano alla diffusione dei “prodotti durevoli”, gli elettrodomestici, tra cui le TV e più tardi il computer. È in questo contesto che si comincia a parlare del Graphic Designer come artista del marketing.
Noto è Bob Noorda, nato ad Amsterdam e poi trasferitosi a Milano negli anni ’50: tutti ci imbattiamo quotidianamente nel frutto del suo lavoro di designer, veri e propri simboli del contemporaneo. Estremamente attento all’equilibrio tra forma e funzione, Noorda è riuscito a creare dei marchi che tutt’oggi sono impressi nella nostra mente. A lui si devono i marchi e l’immagine coordinata di Feltrinelli, Mondadori, Touring Club, Coop…
Creò persino la famosa “M” della metropolitana di Milano, semplice, lineare, di impatto e alcuni segnali stradali!
La generazione scimmia e le banane
Modelli più recenti di successi legati al mondo della grafica digitale e del marketing sono:
- La collaborazione tra Chiquita e l’illustratore argentino Sebastian Curi per dare vita alla seconda edizione della campagna “Pop by Nature”: per il brand di banane l’associazione di Chiquita col mondo artistico è sembrata qualcosa di perfettamente naturale e coerente con l’identità della marca. Altri artisti hanno reso la banana protagonista delle proprie opere: si pensi a “Comedian” di Maurizio Cattelan o alla banana di Andy Warhol raffigurata nella copertina dell’album “The Velvet Underground & Nico” del gruppo musicale The Velvet Underground.
In questo caso il frutto dal colore e dalla forma riconoscibili accomunano il pubblico in un’esperienza comune che permette di non mettere in discussione il prodotto venduto. Nella presentazione della campagna saranno introdotte anche esperienze interattive per i visitatori delle mostre a Venezia e a Milano generate dall’AI: ciò segna un ulteriore passo in avanti.
- Le opere fotografiche di Oliviero Toscani, recentemente scomparso, hanno segnato la storia dell’arte contemporanea e in particolare le collezioni di moda di Benetton, con cui sono stati toccati temi sensibili alla società come la lotta all’omofobia, l’uguaglianza, la mafia, il contrasto al diffondersi dell’AIDS, la ricerca della pace, l’abolizione della pena di morte e l’anoressia, sono state un chiaro segno di rivolta applicata al mondo della moda.
In conclusione, il rapporto tra arte e marketing è un equilibrio dinamico tra espressione creativa e strategia commerciale. Se da un lato il marketing può amplificare la diffusione dell’arte, rendendola accessibile a un pubblico più vasto, dall’altro l’arte conferisce autenticità e valore emotivo alle strategie di comunicazione. Quando arte e marketing si incontrano in modo etico e consapevole, entrambi possono trarne beneficio, dando vita a progetti innovativi e culturalmente significativi.