Marketing tradizionale o Neuromarketing?

In questi ultimi 5 anni la parola marketing ci è uscita anche dal naso.
Ci sono così tante declinazioni e applicazioni che ormai dire “lavoro nel marketing” vuol dire tutto e niente!
Da dizionario, il marketing fa riferimento al “Complesso delle tecniche intese a porre merci e servizi a disposizione del consumatore e dell’utente in un dato mercato nel tempo, luogo e modo più adatti, ai costi più bassi per il consumatore e nello stesso tempo remunerativi per l’impresa.”

Più semplicemente, si riferisce all’insieme degli strumenti utili ad un’azienda per farla crescere, ma del significato se ne potrebbe parlare per ore se non di più!

Le sue applicazioni sono infinite tanto quanto le sue definizioni, ma ce n’è una in particolare che in questi ultimi anni ha accumulato molto valore: IL NEUROMARKETING.
Siamo tutti d’accordo che il valore che diamo alle cose che compriamo è decisamente cambiato, non compriamo più solo ciò che semplicemente ci piace, ma piuttosto compriamo qualcosa che per noi ha un valore.

Questo concetto, il “valore”, è molto soggettivo ed analizzarlo è molto complesso.
Qui entra in gioco il neuromarketing, che può considerarsi l’applicazione delle conoscenze e delle pratiche neuroscientifiche al marketing, con lo scopo di analizzare i processi inconsapevoli che avvengono a livello cognitivo nel consumatore e che influiscono sulle sue decisioni d’acquisto o sul coinvolgimento emotivo nei confronti di un brand.

Questa disciplina propone una soluzione complementare alle ricerche di mercato tradizionali, fornendo una soluzione ad alcuni problemi e limiti associati a queste ultime.

Il neuromarketing introduce nel marketing l’uso di strumenti e conoscenze neuroscientifiche, ma si avvale anche di economie comportamentali e psicologie cognitive e sociali.
Questa combinazione di discipline permette di comprendere meglio il consumatore e le sue motivazioni inconsce nelle scelte quotidiane.

Quotidianamente siamo esposti a numerosi input sensoriali come annunci pubblicitari, spot, cartelloni stradali, design di prodotti ed esperienze di consumo che, se ritenuti rilevanti, vengono memorizzati e collegati ad acquisti precedenti.

Questi stimoli vengono elaborati inconsapevolmente dal cervello, portandoci a fare associazioni con marchi attraverso odori, suoni, colori, sensazioni o emozioni.

Le tecniche neuroscientifiche aiutano a comprendere queste dinamiche, offrendo alle aziende insight sui reali bisogni e percezioni dei consumatori, analizzando le loro risposte emotive e cognitive agli stimoli di marketing.
Gli esperti di neuromarketing ritengono che i metodi di ricerca tradizionali, come focus group e sondaggi, siano spesso imprecisi poiché i consumatori non riescono a esprimere perfettamente i meccanismi inconsci che li influenzano. Le risposte razionali dei consumatori sono condizionate da vari fattori, tra cui il desiderio di dare risposte socialmente accettabili e la discrepanza tra ciò che crediamo di provare e la realtà, rendendo spesso i risultati diversi da quelli ottenuti tramite imaging cerebrale.

Funziona più quindi il marketing tradizionale o il neuromarketing?

Alcuni esperti sostengono la coesistenza di entrambi gli approcci, tradizionale e neuroscientifico.
Generalmente si afferma infatti che le nuove tecniche non sostituiscono quelle vecchie, ma le completano.
Una giusta combo di ogni strumento garantirà risultati ottimali nella vostra azienda perché vi consentirà una visione a 360° di questa dimensione.